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Un pericolo sociale? L’ignoranza...

Di Fiore Manzo

Giuseppe Saraschello è un ragazzo italiano di etnia romanì simile a qualsiasi altro ragazzo italiano che crede nei propri sogni. Un sogno che coltiva è quello di diventare un ballerino professionista. Giuseppe nella vita è uno sportivo a 360°, infatti, pratica due sport come la pallavolo e la danza a livelli agonistici. oltre a far parte dell’Unac (unione nazionale armata carabinieri) e dall’associazione “rom in progres” che ha sede ad Isernia città in cui vive.

Essere Rom per Giuseppe significa solo avere qualcosa in più, perché la diversità secondo lui è sinonimo di libertà. Alla domanda: ti senti più kaggio o Rom?

Con prontezza risponde che non esistono queste differenze, siamo tutti umani a prescindere da che etnia, religione ecc a cui una persona appartiene. Prova meraviglia per chi fa queste differenze, nel XXI secolo, considerando che le comunità romanès, in Italia, ci sono dal 1400. Giuseppe spiega che gli capita spesso di sentirsi capita di sentirti “Italiano” per i Rom e Rom per gli “Italiani” o per meglio dire per i non Rom e aggiunge:puoi essere il migliore ma purtroppo l’essere Rom 

non passa indifferente a tutti, ti deve sempre giudicare, vedere in un modo diverso. Che sia per un colore di carnagione, o un abito diverso da ciò che una persona pensa alla normalità. Per quanto riguarda i Rom nei confronti dei kagge non ci sono problemi, visto che a Isernia tutti sono integrati perfettamente. da lavorati, studenti, sportivi ecc.

Sul matriarcato e sul patriarcato commenta: i miei genitori personalmente non ci hanno fatto vivere in base all’essere patriarcale o matriarcale. Però credo che la comunità Rom sia patriarcale, come in tutta Italia, in particolare al sud. Le differenze che Giuseppe nota fra i ragazzi e le ragazze rom di oggi rispetto ai ragazzi e alle ragazze di ieri riguardano, ovviamente, gli usi e costumi. Sono riusciti a integrarsi con la comunità maggioritaria , oltre a cercare di dare esempi positivi per non essere discriminati, ghettizzati per ciò che non siamo. Giuseppe, prendendo in prestito le parole di Giorgia Stella, desidera fare riflettere sul significato di queste parole: “Quello che si vede fuori ci rende diversi, ma è quello che abbiamo dentro che ci rende unici”.

 

Da Il Meridione 16/01/2019

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