· 

Romanò thèm e scuola L’istruzione nel mondo dei Rom

Di Fiore Manzo

La popolazione romanì ha vissuto ed ancora vive in Italia e, in generale, nel mondo situazioni spiacevoli anche nel contesto scolastico. Nel Bel Paese sono documentate, ad esempio, forme di apartheid scolastiche come le classi speciali lacio drom (buon viaggio) istituite negli anni ‘60 dal Ministero dell’istruzione mediante un protocollo d’intesa con l’opera nomadi e l’istituto di pedagogia dell’università di Padova il cui scopo era quello di portare un cambiamento dentro le comunità le forme triballi della cultura romanì dovevano secondo loro essere superate perché ritenute un gap. Forme di segregazione che sono presenti anche attualmente anche se in forma diversa.

Un bambino romanò essendo percepito come straniero gli viene assegnato l’insegnate di sostegno, viene fatto sedere all’ultimo banco o accanto all’insegnate, spesso capita che dal “campo nomadi” arrivi un pullman speciale o addirittura in alcuni casi vengono fatte fare le docce prima dell’entrata a scuola. La scuola è vista come un territorio sconosciuto, estraneo alla quotidianità delle comunità e per tanto spaventa perché è il luogo dell’altro che mi ha segregato o ancora è il territorio in cui mi sento diverso, non capito, inferiore. Se la scuola viene frequentata saltuariamente il risultato che si ottiene è la dispersione scolastica. L’esempio che si potrebbe fare è quello di una ragazzina che a scuola frequentando saltuariamente si trovava in delle classi diverse, con compagni più piccoli e le difficoltà maggiori erano legate al fatto che portasse con sé delle lacune mai superate.

Il sentirsi diversa, “incapace” di fare le stesse cose degli altri l’ha spinta a ritirarsi. Il ritiro dalla scuola è facilitato dall’incapacità di alcune famiglie di rimarcare il ruolo di genitore e quindi di adulti che decidono per il minore. Sinteticamente l’accaduto si traduce con la frase: “non ci vuole andare che posso farci”. Anche la percezione da parte di alcune famiglie romanès dell’utilità non immediata della scuola porta alla scarsa frequenza. Nel libro a cura di Luigi Di Noia dal titolo “la condizione dei Rom in Italia” sull’istruzione viene riportato che:” Il quadro [...] è particolarmente negativo. Tra le popolazioni Rom esiste un diffuso analfabetismo, un basso livello di scolarizzazione e un alto grado di dispersione scolastica nella scuola dell’obbligo. Percentuali infime di ragazzi arrivano a ultimare le scuole superiori, e pochissimi conseguono la laurea. Le ragioni di questa drammatica situazione sono molteplici: ci sono anche ragioni culturali che ostacolano i processi di scolarizzazione dei bambini e dei giovani Rom, ma hanno un peso molto più determinante il degrado e la precarietà abitativa, le politiche discriminatorie e segregazioniste, le condizioni di povertà e di marginalità sociale. Sono stati scarsi, finora, i risultati raggiunti dagli interventi, spesso volontari, finalizzati a uscire da tale situazione”.

Situazione che anche in Europa secondo una ricerca dell’European union agency for fundamental rights ( Fra) non cambia visto che in un rapporto dal titolo “ la situazione de Rom in 11 stati membri dell’Eu: sintesi dei risultati dell’indagine ” è emerso per quanto concerne l’istruzione che: “In media, solo un bambino Rom intervistato su due frequenta un istituto di istruzione prescolare o la scuola materna; durante l’età dell’obbligo scolastico, ad eccezione di Bulgaria, Grecia e Romania, risulta che nove bambini Rom su dieci di età compresa tra sette e 15 anni frequentano la scuola; la partecipazione all’istruzione cala notevolmente dopo la scuola dell’obbligo: soltanto il 15 % dei giovani adulti Rom intervistati ha completato il ciclo di istruzione secondaria superiore generale o professionale”. Nel rapporto del Fra del 2012 furono intervistati 22.203 appartenenti alle comunità romanès e non, che hanno fornito informazioni su 84 287 familiari. Difficoltà queste che anche attualmente non sono state del tutto risolte anche a causa di scarsi investimenti nella formazione dei docenti e sulla sensibilizzazione delle famiglie sull’importanza della scuola che per dirla con le parole di Roberto Vecchioni: “è fatta per costruire una personalità”.

 

Libri consigliati

-Martina Giuffré (a cura di) Uguali diversi normali. Stereotipi, rappresentazioni e contro narrative del mondo rom in Italia, Spagna e Romania, Roma, Castelvecchi, 2014.

- Fondazione Romanì Italia (a cura di) Romanipè 2.0 99 domande sulla popolazione romanì, Perugia, Futura edizioni, 2014.

-Luigi Di Noia (a cura di) La condizione dei rom in italia, Venezia, edizioni Ca’ Foscari, 2016.

-Rapporto: “La situazione dei Rom in 11 stati membri dell’EU: sintesi dei risultati dell’indagine”.

 

Da Il Meridione 10/10/2018

Scrivi commento

Commenti: 0